Che cos’è la Diastasi?

Per Diastasi addominale si intende l’allontanamento permanente delle superfici muscolari del retto dell’addome, nello specifico la separazione dei retti addominali come risultato dell’allungamento permanente della “Linea alba”. La linea alba è una zona di tessuto connettivo situato nella linea mediana dell’addome e, se molto dilatata, non svolge più la sua funzione correttamente e questo determina un minore supporto per gli altri sistemi circostanti. I muscoli del retto dell’addome, infatti, vengono accompagnati dall’estensione del tessuto della linea alba e dal rigonfiamento della parete addominale.[1]
Si assiste quindi non solo ad un aumento della distanza fisiologica, ma anche a una perdita della funzionalità, condizione necessaria per un corretto funzionamento di tutto il sistema.
La diastasi può essere di due tipi: la Diastasi Mediana, la forma più comune, prevede la separazione dei muscoli retti sulla linea mediana, e la Diastasi Laterale, la quale riguarda la separazione dei muscoli retti dai muscoli obliqui.

Il 30-60% delle donne che hanno avuto una gravidanza soffre di Diastasi Post-partum. Durante la gravidanza, nel 66% dei casi la diastasi inizia a formarsi a partire dal terzo trimestre. La localizzazione più frequente è nella regione periombelicale e la persistenza postpartum si riscontra in circa il 60% dei casi, soprattutto in quelle donne che hanno praticato attività sportiva prima e durante la gravidanza.[2] La separazione del muscolo retto addominale si risolve entro le prime 8/12 settimane dopo il parto, ma può persistere fino a 6 mesi. Se l’addome rilassato perdura, se è presente meteorismo dopo i pasti, e se non sono presenti evidenti miglioramenti nonostante la pratica costante di attività fisica, è probabile che si sia in presenza di una diastasi addominale post parto. Dopo il parto è consigliabile iniziare la riabilitazione della parete addominale entro tre mesi, poiché, senza una corretta riabilitazione, si rischia un peggioramento della diastasi.

diastasi post partum | fisioterapia novelli

Le cause

Le cause principali sono legate alla gravidanza e al parto, ma anche pratica sportiva iperpressiva, chirurgia addominale, obesità, costipazione e tosse frequente. Inoltre, un’attività sportiva non correttamente regolamentata può comportare la lacerazione dei muscoli retti e della linea alba in seguito ad uno sforzo eccessivo, portando così alla formazione della diastasi. Anche una dieta alimentare inadeguata durante lo sport può favorire l’insorgere della diastasi addominale da sforzo. I pazienti ad alto rischio comprendono donne che hanno avuto più di una gravidanza, pazienti obesi e pazienti con precedenti operazioni multiple.[4] Per quanto riguarda la gravidanza, è più frequente la diastasi se si ha un aumento significativo del peso, se il feto è superiore ai 4 kg, se è presente un’elevata quantità di liquido amniotico, se si hanno diverse gravidanze gemellari e se l’età è superiore ai 34 anni, possono portare alla formazione di una diastasi post partum. Mentre le cause legate al parto riguardano parto cesareo, manovra di Kristeiller, chirurgia addominale previa al parto, fase espulsiva superiore a 3 ore e un parto indotto (più lungo).

I sintomi

I sintomi della diastasi addominale sono gonfiore, meteorismo, dolori alla schiena e nella zona lombare dovuti all’instabilità della colonna vertebrale, dolori alle anche e al bacino, ma la caratteristica più evidente è una “pinna” che si crea in corrispondenza della linea alba dovuta al cedimento e innalzamento dei muscoli addominali. Si tratta di una deformazione di forma ovale presente nello xifoide, l’estremità inferiore dello sterno, fin a sotto l’ombelico o nei casi più gravi fino al pube. Stando in piedi si può notare il gonfiore dovuto al volume addominale aumentato indipendentemente dal reale peso corporeo. Il meteorismo può variare durante il giorno, in particolare dopo l’assunzione dei pasti, dove il gonfiore diventa più evidente.

Autovalutazione

Per capire l’ampiezza della diastasi bisogna effettuare un crunch, ossia una contrazione dell’addome. In posizione supina, piegare le gambe e sollevare il capo, in modo tale da attivare i muscoli addominali. Per capirne la lunghezza e lo spessore bisogna premere con le mani lungo la linea alba, la linea che attraversa l’addome e passa per l’ombelico. Durante il crunch si sentiranno i punti in cui le dita scendono più in profondità, e per capire l’entità della diastasi verranno disposte le dita in posizione perpendicolare alla linea alba premendo verso il basso. Qualora il dislivello fosse molto evidente e dovesse superare i 2 cm è preferibile sottoporsi a controllo medico.

Le conseguenze

La diastasi generalmente è sottovalutata, ma può essere la causa di molteplici disturbi come ad esempio alterazioni posturali e dolore a livello lombare. A causa dell’indebolimento della parete addominale si possono verificare alterazioni a livello digestivo (gonfiore, meteorismo) e prolasso di organi pelvici. Quest’ultimo è dovuto alla disfunzione della muscolatura del pavimento pelvico, che può portare a conseguenze come incontinenza e dolore lombo-pelvico.[6] Inoltre, in alcuni casi si può assistere alla formazione di ernie epigastriche e ombelicali.

La valutazione medica

La valutazione della diastasi è globale: appoggio plantare, valutazione della circonferenza addominale, presenza di smagliature, gonfiore, attivazione muscolare, respirazione. La diagnosi comprende l’esame clinico e la valutazione dei sintomi.
La diastasi viene infatti valutata dapprima tramite un’indagine ecografica da un medico, e successivamente tramite valutazione fisioterapica. L’ecografia e l’ultrasuono, secondo diversi studi, risultano essere i migliori metodi per rilevare la presenza o meno di una diastasi addominale.[5] Vengono infatti eseguiti test di vario tipo, come per esempio Test di funzione della linea alba e dell’addome, ALSR Test, ossia un test funzionale che valuta la capacità del cingolo pelvico di trasmettere le forze dal tronco agli arti inferiori, Test di tensione della linea alba e Test di valutazione della distanza tra i retti.
La prima valutazione viene effettuata da un medico e consiste in un’ecografia dei tessuti molli dell’addome per osservare l’entità della distanza dei retti addominali e la quantità di tessuto della linea alba.
In seguito avviene la valutazione fisioterapica, tramite la conoscenza della storia clinica completa del paziente e tramite l’osservazione di: statica posturale sui 3 piani, appoggio plantare, osservazione dell’addome (circonferenza e presenza di gonfiore) e dell’ombelico, stato della pelle (smagliature, adiposità localizzata), linea alba (rigonfiata o affondata, senza tensione), funzione muscolare (disfunzione muscolare o se recluta male i muscoli) e respirazione.
Il numero di sedute di terapia è variabile, ed oscilla tra le 10-15 sedute. Il fisioterapista ha il compito di valutare individualmente se è utile l’utilizzo di fasce addominali e di elettrostimolazione. Viene dedicata una speciale attenzione alle donne in gravidanza e alle donne nel post-parto immediato. Durante la terapia vengono effettuati trattamenti di Tecarterapia e esercizi ipopressivi nello specifico sul traverso e sulla parete addominale.
La Tecarterapia, attraverso l’emissione resistiva e capacitiva termica, provoca una rilevante vasodilatazione con una conseguente biostimolazione. Questa favorisce il rimodellamento delle strutture cellulari, aumentando l’estendibilità del tessuto connettivale e diminuendo le viscosità. La tecarterapia permette inoltre il rafforzamento del tessuto muscolare per favorire un recupero stabile ed efficace della loro funzione.
Gli esercizi ipopressivi sono specificamente progettati per aumentare la tonicità della muscolatura addominale e bilanciare addome, bacino e perineo senza danneggiare il pavimento pelvico. [7] Si possono eseguire dopo l’allenamento in sedute specifiche o per pochi minuti ogni giorno. Gli esercizi agiscono sul diaframma e sugli organi della respirazione, rendendo più elastico il pavimento pelvico. Agendo sulla postura e sulla respirazione, evitano la compressione tra le vertebre, impedendo la comparsa di lombalgia e dorsalgia, e riducendo in generale i disturbi alla schiena.

Riferimenti biografici e fonti:

Che cos’è la diastasi dei retti addominali

https://www.giuseppepozzi.com/diastasi-dei-muscoli-retti/diastasi-dei-muscoli-retti-dell-addome?gclid=EAIaIQobChMIxL_uhMu96gIVkteyCh3j_QRzEAAYASAAEgINO_D_BwE#

https://www.gvmnet.it/press-news/news-dalle-strutture/diastasi-addominale-cause,-sintomi-e-trattamento

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/diastasi-addominale-post-parto/

[1] Diastasis recti abdominis – a review of treatment methods.
Michalska A., Rokita W., Wolder D., Pogorzelska J., Kaczmarczyk K. Ginekol Pol. 2018

[2] Diastasis Recti Abdominis and Pregnancy, Nina Kimmich , Christian Haslinger, Martina Kreft, Roland Zimmermann. Praxis (Bern 1994), 2015 Jul.

[3] Prevalence, potential risk factors and sequelae of diastasis recti abdominis.
Gitta S., Magyar Z., Tardi P., Füge I., Járomi M., Ács P., Garai J., Bódis J., Hock M. Orv Hetil. 2017

[4] Management Strategies for Diastasis Recti.
Nahabedian M.Y. Semin Plast Surg. 2018

[5] Measurement methods to assess diastasis of the rectus abdominis muscle (DRAM): A systematic review of their measurement properties and meta-analytic reliability generalisation.
Van de Water A.T., Benjamin D.R. Man Ther. 2016

[6] Effect of a Postpartum Training Program on the Prevalence of Diastasis Recti Abdominis in Postpartum Primiparous Women: A Randomized Controlled Trial.
Gluppe S.L., Hilde G., Tennfjord M.K., Engh M.E., Bø K. Phys Ther. 2018

[7] Diastasis of rectus abdominis muscles in low back pain patients.
Doubkova L., Andel R., Palascakova-Springrova I., Kolar P., Kriz J., Kobesova A. J Back Musculoskelet Rehabil. 2018